Il vento fischiava insistente, facendo oscillare il grande masso sospeso a mezz’aria. Corde e ponti lo tenevano legato alle altre rocce e consentivano ai viaggiatori di spostarsi in quel labirinto sospeso. Le nubi cariche di pioggia si annodavano su se stesse da ore, scaricando tra i massi acqua tiepida e qualche scarica elettrica. Un tuono esplose mentre la pioggia continuava a cadere a ondate. Aryes sospirò stanco, col viso immerso tra l’erba e le unghie aggrappate al terreno instabile. Si era perso nel labirinto del Nessundove e non era riuscito a evitare quella noiosa turbolenza. Sbuffò, era fradicio e in ritardo di qualche giorno all’appuntamento coi suoi amici.
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